Storia di Campiglio

Storia di Campiglio

di Marco Bagnoli

giugno 2011

Questa località ci è nota già dalle cronache del XIII secolo, quando in un atto di Badia a Taona risalente al 1231 leggiamo che il rettore della chiesa di Campillio de Montemagno si fece converso dell’abbazia di Forcole. Col trascorrere dei secoli la consueta coltre di mistero che ricopre nomi e luoghi si rende man mano più impalpabile; siamo a metà del Duecento quando la cappella di Campiglio entra sotto l’amministrazione di Pistoia, come frazione rurale del comune di Montemagno. La chiesa, dedicata a Santo Stefano, sarà quindi in seguito riportata, nei resoconti delle visite pastorali nel frattempo succedutesi, come dipendente dalla pieve di Montemagno.

Come quasi sempre accade quando si sfoglia a ritroso il libro del Tempo, ci si rende conto che tutte quante le storie sono passate per la piazza della chiesa o poco più; e la casa del culto, in solido stile romanico, è una pagina ancora palpitante, vergata nella viva pietra. L’originaria struttura a tutto sesto ha subito una serie di importanti modifiche in modo particolare nel corso del Seicento, anche se le iscrizioni che ne attestano l’epoca esatta sono tutt’ora argomento di discussione, forse nel 1735, forse alla fine del secolo.

Che altro? All’entrata, sulla sinistra, c’è un acquasantiera del Seicento, l’altare accanto in stile tardo Settecento è del 1891, mentre pure l’altare maggiore è stato costruito nel 1691 – in questo caso fa fede un’iscrizione attorniata di stemmi in pieno stile rococò. Sopra di esso si può scrutare un dipinto ritraente una Madonna con Bambino in compagnia dei Santi Antonio, Domenico, Francesco e Stefano, stimato sei-settecento, scuola fiorentina tardo-barocca. Nella lunetta dell’abside un affresco di Azelio Tuci del 1946 raffigura di nuovo la Vergine, sorta di ex voto per la pace ritrovata.

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