Valenzatico

Valenzatico

di Marco Bagnoli

dicembre 2011

Seguendo il corso del torrente Stella giungiamo proprio nel mezzo dell’abitato di Valenzatico, che le si dispone intorno. La storia della frazione è antica di secoli, come un po’ tutte le altre della zona di Quarrata. Ne troviamo un indizio preciso nelle memorie del vescovo Ildebrando, all’incirca verso il 1132, a proposito degli obblighi di pagare le decime da parte del presbiter de Valenthatico; dal momento che si sta parlando di una chiesa ecco che per estensione veniamo a conoscenza del relativo insediamento che attorno ad essa gravitava.

La ricerca storica ci fa scoprire nel 1244 una popolazione complessiva di seicento persone, di cui due terzi nobili; l’insospettata vocazione aristocratica di una località a noi così familiare e domestica giunge intatta sino ad oggi nell’elegante profilo di Villa Zaccanti, risalente alla seconda metà del XVIII secolo e nelle altre, che si spartiscono il versante scosceso del breve territorio, da sempre ambita scenografia residenziale. La chiesa della parrocchia è stata invece oggetto di ben altra disputa, quella relativa al santo cui era dedicata – cioè in pratica il suo nome stesso. Fino alla prima metà del XIII secolo la chiesa era intitolata a Santa Maria; verso la fine del secolo è invece registrata col nome di San Clemente; è soltanto dai verbali della visita pastorale del 1541 che le due dedicazioni si trovano affiancate. In tutto questo traffico, tuttavia, ci siamo persi la chiesa, che coi rifacimenti voluti dal gusto dei primi anni del XIX secolo ha dimenticato per sempre il suo volto originario; soltanto la torre campanaria è rimasta la stessa di un tempo, con la sua base romanica a pianta quadrata.

Gli arredi artistici che adornano l’interno ci conducono anch’essi lungo la medesima passeggiata nel tempo, partendo dalla tela raffigurante l’ultima cena, opera di Alessio Gimignani datata 1615, per poi giungere all’affresco che decora la cupola del presbiterio, realizzato da Leopoldo Cavallini verso il 1950, Gloria della Madonna, tra San Clemente e S. Ireneo. Sull’altare maggiore si trova invece un’altra tela, La Madonna con S. Giovanni e S. Clemente, lavoro di ignoto pittore toscano del seicento. Un’altra Madonna affrescata, opera del 1921 di Giuseppe Santelli di Signa, si trova invece nel tabernacolo della Madonna dei Porciani, edificato a fine ottocento, recentemente restaurato col finanziamento della Banca di Credito Cooperativo di Vignole.

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