Alessandro Margheri – Azimut

Alessandro Margheri – Azimut

di Icona Studio. Ph: Foto Olympia

2024

Alessandro Margheri è un consulente finanziario partner di Azimut, che “è un gruppo indipendente, una realtà globale nell’Asset Management, Wealth Management, Investment Banking e nel Fintech, al servizio di privati e imprese. Public Company quotata alla Borsa di Milano, leader in Italia e presente in 18 Paesi nel mondo, con focus sui mercati emergenti e di nuova frontiera” come si legge sul loro sito. A lui chiediamo qualche consiglio sugli investimenti.

L’Italia è un Paese di “formiche” o di “cicale”?

«L’Italia è un paese dove c’è ancora una grande propensione al risparmio, ed è un bene, ma non basta. Come dice uno dei più grandi investitori di tutti i tempi, Warren Edward Buffett :“Se non metti a lavorare i tuoi soldi dovrai lavorare per tutta la vita”». 

Questo “far lavorare i soldi”, all’atto pratico, cosa significa?

«Vuol dire passare da essere un semplice risparmiatore a investitore, puntando su di un bene reale, che tende a mantenere il suo valore nel tempo anche in caso di inflazione, preferibilmente dando anche un reddito».

Altro termine usato in finanza è “diversificare”.

Più che corretto. La diversificazione è  l’unico modo  per abbattere il rischio (inteso anche come volatilità)  nei mercati finanziari. Dirò di più: investire una parte ragionevole del proprio patrimonio mobiliare nei mercati privati, è senza dubbio da tenere in considerazione nella diversificazione.

Fatte queste premesse, entriamo nel dettaglio. Dove investire?

«Un giorno al premio Nobel per l’economia John Maynard Keynes – eravamo più o meno negli anni 30 del secolo scorso – fu chiesta quale fosse il miglior investimento. La sua risposta fu: La terra,  le azioni, le opere di ingegno dell’uomo (arte, creazioni, brevetti, ecc), gli immobili, oro e preziosi. Per me questo è valido ancora oggi, visto che la convertibilità della moneta in oro è cessata nel 1971». 

In parole semplici, cosa sono i titoli azionari e le obbligazioni?

«Quando compro un titolo azionario, acquisto una quota parte di un azienda che lavora e produce beni o servizi, quindi un titolo di proprietà che mi fa partecipare agli utili della stessa. Invece, comprando un obbligazione, scelgo un titolo di debito monetario, che non rappresenta il capitale ma resta un valore monetario di debito dell’azienda, suscettibile alla perdita di valore della moneta». 

Tanti diffidano nei mercati pubblici: è un timore fondato?

«In effetti, a differenza dei mercati pubblici, i mercati privati non sono soggetti a certe “oscillazioni umorali”. Però è anche vero che hanno vincoli a lungo termine, addirittura fino 10 anni, ma di contro portano con sé un premio di illiquidità e di riservatezza delle informazioni che può essere anche molto elevato. Addirittura, quando si parla di private equity o di club deal, si possono raddoppiare o triplicare le somme investite.  Inoltre, entro la scadenza, i capitali vengono sempre rimborsati e le operazioni chiuse». 

L’Italia è un Paese dove investire?

«Certo! Il nostro territorio è pieno di piccole e medie aziende che sono eccellenze e leader di settore a livello mondiale.  E fra l’altro Azimut, per prima,  attraverso “Azimut libera impresa”, ha voluto valorizzare le nostre eccellenze, diventando leader in Italia nei mercati privati, l’unica che ha un’ampia gamma di offerta sia in private equity, private debt e club deal. Oggi conta più di 50 emissioni.  Io stesso sono specialista di settore». 

 

Quali altri primati ha Azimut?

«Azimut  holding è l’unica realtà italiana del risparmio gestito, che ha un suo team di gestione globale fisicamente presente nei mercati più importanti e non solo. Ad esempio operiamo con successo con strutture importanti in mercati come USA e Australia». 

Quindi, in conclusione, la parola d’ordine è “fiducia”…

«Certo, fiducia soprattutto nei confronti del consulente. Basti pensare che i professionisti come me lavorano principalmente tramite il passaparola, quindi i nuovi clienti che vengono a cercarmi, sono stati indirizzati da coloro che per primi mi hanno dato fiducia e che io non ho illuso con vane promesse».

 

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