Alfonso Mazzei – un patriota quarratino

Alfonso Mazzei – un patriota quarratino

Marco Bagnoli

marzo 2011

L’Italia intera si sta preparando ai festeggiamenti per i 150 anni dalla sua unificazione; dal primo dei cittadini qualunque fino all’ultimo dei ministri della Repubblica, nessuno escluso. Figuriamoci se proprio NoidiQua non rispondiamo all’appello. Perché siamo italiani? – forse; patrioti? – è probabile. Soprattutto perché lo siamo stati: quando era il tempo di dimostrarlo, quando l’Italia ancora non c’era. Quando si parla dell’Unità d’Italia non bisognerebbe proprio mettersi lì a fare troppe distinzioni, però a Curtatone, lassù verso Mantova, oltre i napoletani c’eravamo noi di qua dell’Appennino. Gente di Pisa e di Siena, “quelle legioni improvvisate, nelle quali il medico, l’avvocato, l’artigiano, il prete, il padrone e il servo marciavano mescolati in culto d’Italia”; tra loro anche molti studenti, insieme ai loro professori.

C’era anche un altro ragazzo di diciassette anni, partito da Tizzana per andare a farsi ammazzare, come gli altri, nella Battaglia di Curtatone e Montanara; ogni battaglia che si rispetti sa farsi ricordare in maiuscolo nei libri di storia, offrendo sempre la faccia migliore della guerra. Invece non sappiamo, lui, che viso avesse; ma almeno come si chiamava, questo sì. Alfonso Mazzei lavorava come tipografo in una stamperia di Pistoia; gli capitava spesso di trovarsi le mani inchiostrate dalle chiare lettere delle parole Libertà, Patria e Indipendenza. E un giorno come gli altri, ma forse con più rabbia in corpo, trovò la soluzione di riparare a qualche torto. Dal primo giugno scorso è tornato a dormire sulla collina di Tizzana, dove il comune gli ha intitolato il belvedere.

LA BATTAGLIA DI CURTATONE E MONTANARA
Dal punto di vista militare, quella di Curtatone e Montanara è stata una battaglia tutto sommato secondaria della Prima Guerra d’Indipendenza; resistendo strenuamente all’assalto dell’esercito Austriaco, i volontari consentirono però ai Piemontesi di vincere la successiva Battaglia di Goito, che allora venne letta come sicuro auspicio di riscatto dall’occupazione straniera. Tra Curtatone e Montanara il corpo di spedizione toscano perse in tutto 168 uomini, 500 feriti e circa 1200 prigionieri – era il 29 maggio 1848.

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