Prevenire è meglio che morire!

Prevenire è meglio che morire!

di Massimo Cappelli

dicembre 2022

In questo “Concludendo” voglio provare a raccontarvi dell’uragano che mi ha travolto la scorsa estate. Non pretendo certo che vi interessi la mia recente storia, ma visto che il nostro giornale entra in oltre ventimila case, credo sia un buon metodo per indurre molti alla ragionevolezza, perché sono convinto che chi scrive e ha l’opportunità di arrivare ad un folto pubblico, debba innanzitutto inviare dei messaggi fondati e persuasivi, al fine di sensibilizzare i lettori, per esempio, ad avere cura della propria salute e soprattutto di fare un’accurata prevenzione contro le malattie che sono sempre in agguato.

Da qualche tempo, come a tutti gli ultracinquantenni, il Ministero della Salute ogni due anni mi invita a fare la prevenzione al tumore del colon attraverso l’esame delle feci. La cosa non è che mi entusiasmi, non solo per l’azione in sé, ma proprio per la paura della risposta. Un mio conoscente diceva sempre che la moglie può essere un turbo o un disturbo, nel mio caso il disturbo c’è stato, poiché anche quest’anno, fino a che non mi ha visto uscire dal bagno con in mano la provetta, non si è data pace; ma più avanti scoprirete che se non fosse stato per lei, molto probabilmente fra qualche anno non sarei stato più con “voi… di qua” e avrei veramente concluso, e non mi riferisco certo al “Concludendo”.

Dopo una settimana dalla consegna della provetta fui chiamato dall’ASL perché l’esame aveva evidenziato del sangue occulto e per questo mi fissarono una colonscopia. Lì per lì non mi allarmai, detti la colpa alla mia diverticolite che mi accompagna da otre venticinque anni, feci comunque l’esame all’ospedale di Pescia il giorno 31 maggio. Finita l’ispezione, appena mi fui ripreso dalla sedazione, mi si avvicinò il medico, e con molta circospezione, ma anche con assoluta sincerità mi rivelò di aver intercettato qualcosa che chiamò “polipo”, ma vista la dimensione, disse, con tutta probabilità poteva essere una neoplasia, ovvero un cancro. Ebbi la conferma una settimana più tardi, quando l’esame istologico dette un nome a quella robaccia: carcinoma

Iniziai subito il percorso pre-operatorio, fatto di ulteriori esami: TAC, elettrocardiogrammi, visite. Trovai un personale molto disponibile, dagli ausiliari, agli infermieri e i medici, che mi hanno trattato prima di tutto come persona, non solo come paziente. Ma la cosa più straordinaria è stato l’incontro con il professor Giannessi, il primario che mi ha operato. Pensate che per rassicurarmi su alcuni miei dubbi mi ha telefonato personalmente per ben due volte, una anche venti minuti prima dell’intervento chiamando al cellulare un medico della sua equipe e pregandolo di passarmi il telefono, solo per dirmi di stare tranquillo, che lui era in ritardo ma stava arrivando. Prima di  farmi addormentare, il professore si abbassò la mascherina e si fece riconoscere, dopo di che io partii per il profondo sonno. Dopo cinque giorni di degenza fui rimandato a casa, qualche altro giorno di convalescenza ripresi anche il lavoro. Non ho avuto bisogno nemmeno di terapie, ed ora eccomi di nuovo qua a spaccarvi i maroni con le mie chiacchiere.

Ho voluto raccontare un fatto del tutto personale non certo per sentirmi al centro dell’attenzione, l’ho fatto perché dopo questa mia vicenda mi sono imposto di comunicare a quante più persone possibile l’importanza della prevenzione ai tumori, e avendo la possibilità di raggiungere in un colpo solo migliaia di individui ho la convinzione di poter far arrivare un messaggio che possa salvare qualcuno, proprio come la diligenza e la scrupolosità di mia moglie ha salvato me, convincendomi a fare la prevenzione anche contro il mio volere.

Ho rubato queste poche righe dal sito dell’AIRC: […] secondo i dati dell’OMS, coloro che riceveranno una diagnosi di cancro sono in continuo aumento, tanto che una stima dice che nel 2030 supereranno gli 11 milioni: questo per via dell’allungarsi dell’aspettativa di vita media e per una maggiore esposizione a fattori di rischio.  Si stima però che il 30-50 per cento dei tumori possa essere prevenuto con comportamenti più salubri, come smettere di fumare, alimentarsi in modo sano ed equilibrato e sottoponendosi con regolarità a visite ed esami di screening.

[…] Secondo le stime AIRTUM-AIOM-Fondazione AIOM ogni anno in Italia vengono diagnosticati 55.500 nuovi casi (55.000 donne e 500 uomini) di tumore al seno. Con questi numeri, la neoplasia si presenta come la più frequente nel genere femminile in tutte le fasce di età. Grazie, però, ai continui progressi della medicina e agli screening per la diagnosi precoce, nonostante il continuo aumento dell’incidenza (+0,9 per cento ogni anno), di tumore del seno oggi si muore meno che in passato, tanto che la mortalità ha fatto segnare un calo del 6 per cento nel 2020 rispetto al 2015. Circa 9 donne su 10 (87 per cento) sono vive dopo 5 anni dalla diagnosi di tumore mammario e 8 su 10 (80 per cento) lo sono a 10 anni dalla diagnosi.

Cari amici, permettetemi di ringraziare tutto il personale medico e paramedico che mi ha curato la scorsa estate, in prima persona il professor Sandro Giannessi e tutta la sua equipe. Il prossimo Natale sarà il primo, dopo due anni, che passeremo con un notevole abbassamento dei contagi, anche a nome del direttore di NoiDiQua e di tutta la redazione vi auguro di trascorrere delle Feste serene, da qualsiasi parte sarete, insieme ai vostri cari o con chi volete voi. E mi raccomando: prevenire è meglio… che morire.

Foto: Io, con il Professor Sandro Giannessi, primario reparto chirurgia ospedali Pistoia e Pescia.

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