Studenti quarratini a Cape Canaveral

Studenti quarratini a Cape Canaveral

di Marco Bagnoli

giugno 2020

Alla fine ce l’hanno fatta: sono andati e tornati, due azioni del tutto inusuali per i tempi che corrono, soprattutto perché sono stati negli Stati Uniti, a Cape Canaveral per assistere al lancio della sonda Orbiter che andava sul Sole. Scusate se è poco… 

Cinque studenti di classe terza dell’Istituto Bonaccorso da Montemagno e due di scuola superiore, scelti fra coloro che fanno parte dell’Accademia dei giovani per la scienza (un progetto nato nel 2019 su iniziativa della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia) sono andati in Florida grazie ad una pubblica sottoscrizione. Gli 11 mila euro necessari sono stati raccolti grazie all’intervento della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia che ha integrato i 4.500 euro generosamente offerti da 54 piccoli donatori, tra i quali molti privati e alcune ditte come Vannucci piante, l’Autofficina Vettori Fabrizio e l’Oasi Agrituristica di Baugiano. Si è trattato di una raccolta del tutto eccezionale, tanto per l’accorata partecipazione che per le finalità assolutamente culturali della stessa, incentrata su di un numero esiguo di persone, che a questo punto non mancheranno di “redistribuire” l’esperienza maturata, magari con una pubblicazione ad hoc.

I ragazzi e i docenti che li accompagnavano sarebbero dovuti partire il 2 febbraio, ma alla fine hanno dovuto rincorrere il lancio, spostato un paio di volte per esigenze tecniche; sono rientrati a casa un po’ frastornati e pieni di emozioni il giorno dieci. Ed è giusto parlare di emozioni, nonostante l’enorme mole dell’impegno scientifico profuso: come dire che la matematica non sarà un’opinione, ma almeno per gli addetti ai lavori e per coloro che vi si accostano con attenzione, è un’emozione. Il primo a essere emozionato è stato proprio il nostro professor Federico Landini, in prima fila in uno degli innumerevoli segmenti scientifici dell’operazione: si è trattato del coronamento di anni di lavoro e di studi. Ma un’altra grande soddisfazione è stata senza dubbio quella di leggere sensazioni del tutto analoghe negli occhi dei ragazzi che accompagnava, nel pieno di un’esperienza ancora un po’ tutta da capire fino in fondo, ma di certo unica nel suo genere nel loro bagaglio di vita ancora così leggero. E lo spettacolo supremo, oltre al viaggio con trasvolata atlantica, è stato proprio il grande spettacolo della Scienza al suo meglio, quando coinvolge e trattiene in equilibrio una moltitudine di competenze e professionalità unicamente votate al raggiungimento dell’obiettivo. Che in questo caso era il Sole. 

Il professor Landini ci ricorda il cuore dell’esperimento: «La missione si chiama Solar Orbiter ed è una collaborazione fra l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e quella statunitense, la NASA, ed è una sonda con 10 strumenti: 6 che fanno foto e 4 che effettuano misure dell’ambiente che attraversano, senza immagini. Lo strumento italiano è il coronografo Metis, frutto della collaborazione fra vari istituti di ricerca (Università degli Studi di Firenze; Istituto Nazionale di Astrofisica – sedi di Torino, Catania, Firenze, Napoli, Trieste; Università di Padova; CNR di Padova; Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica cosmica di Milano). Il Principal Investigator di Metis, responsabile di tutto il team, è il Professor Marco Romoli dell’Università di Firenze. Un coronografo è un telescopio che osserva la corona solare, quella parte di atmosfera solare visibile da Terra durante le eclissi solari totali. Un coronografo può osservare la corona perché simula un’eclissi mediante un sistema di occultamento. Solar Orbiter sarà la prima missione umana a osservare il Sole da vicino»

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