La Grande guerra 100 anni dopo

La Grande guerra 100 anni dopo

di Massimo Cappelli

giugno 2015

Concludendo, in queste due pagine, con un racconto un po’ scombinato, mi voglio connettere al malcontento di molti attraverso il compendio di conversazioni fatte sulle vicissitudini che il nostro paese sta vivendo. Sono considerazioni condivise o discusse con altre persone, in casa, al bar, al ristorante o in qualsiasi altro posto. Sono trascorsi cento anni dalla Grande Guerra, settanta dall’ultimo conflitto mondiale e ventisei dalla fine della guerra fredda, il periodo che intercorre fra la seconda guerra mondiale e la caduta del muro di Berlino. Ma la “guerra” che stiamo vivendo oggi, come la ricorderanno gli storici fra cento anni? Ecco, io credo che questo nostro tempo possa essere definito… Guerriglia Cinica. Come può essere altrimenti definita un’epoca dove un ex premier come Tony Blair chiede 460.000 euro per un discorso di venti minuti, all’inaugurazione della conferenza mondiale sulla fame nel mondo a Stoccolma? (Notizia riportata da La Stampa n.d.r.). Non lo hanno convocato, ma se lo avessero fatto, qualsiasi cosa avesse detto sarebbe stata inutile, poiché è giusto che l’attenzione vada non a quello che si dice, bensì a quello che si fa. Non ce l’ho con Tony Blair, avrei potuto fare gli esempi più disparati, poiché oggi, purtroppo cinismo e indifferenza non mancano: siamo tutti schierati l’uno contro l’altro facendo prevalere soltanto il tornaconto personale. Siamo tutti, forse, più poveri e sicuramente più soli. Solidarietà, carità e condivisione stanno sparendo dal nostro vocabolario. In molti abbiamo perso il vero senso della ricchezza che non sta solo nell’avere, bensì nell’essere e nel condividere.

Mi capita spesso di camminare in città con la mia canina e noto che la maggior parte delle persone (onestamente non tutte per fortuna) si ferma a fare complimenti a lei, molto spesso non considerando né me (forse io me lo merito) né chi mi sta accanto. Sicuramente queste persone, se trovassero un cucciolo abbandonato lo adotterebbero salvandogli la vita, di questo non ho dubbi. La verità però è che questa gente probabilmente è la stessa che si oppone a chi cerca, in qualche modo, di gestire l’emergenza profughi, salvando la vita a tanti migranti, uomini, donne e bambini. Lo Stato italiano è sorretto ora come non mai dai più deboli, dai più poveri e adesso si aggiungono anche i più disgraziati. Da quelli che sono tassati alla fonte, come gli operai. Dai i piccoli imprenditori che devono a tutti i costi guadagnare quanto dice il loro redditometro. Da coloro che spendono tutto lo stipendio nei giochi d’azzardo, senza i quali al fisco mancherebbero miliardi di euro di entrate. Le grandi aziende invece spostano la loro sede e le loro fabbriche all’estero, quelle stesse aziende che, proprio dallo Stato, in passato, hanno avuto una fortuna in agevolazioni fiscali e finanziamenti a fondo perduto.

I piccoli Comuni hanno sempre meno soldi, anche a causa di tasse tolte per confermare qualche promessa fatta in campagna elettorale dal neo-vincitore di turno. O se i soldi ce li hanno non possono spenderli a causa di qualche curiosa legge, per cui si rifanno con le tasse locali, o con le multe, aumentando il numero di autovelox in città e nelle periferie. E sono sempre di più i casi in cui un povero Cristo, per aver oltrepassato di una decina di chilometri il limite di velocità, magari perché in ritardo al lavoro, ha dovuto pagare una multa pari al suo guadagno di una settimana. Allora, non sarebbe stato meglio lasciare la tassa sulla prima casa, come hanno in tutti i paesi del mondo? Che nella maggior parte dei casi coincide con una multa, di media portata, per eccesso di velocità, senza scalare, peraltro i punti dalla patente. Avete mai avuto bisogno di comunicare con una compagnia telefonica o con una grande azienda? Sicuramente si! Vi sarete accorti allora che il più delle volte dall’altra parte del telefono non c’è una persona ma una voce sintetica che, dopo aver passato due o tre spot pubblicitari della compagnia, vi guida (si fa per dire) alla soluzione del problema. A me quasi sempre, o cade la linea, o resto quarti d’ora inutilmente al telefono senza che il problema sia risolto, ma forse sono io un po’ grullo. “Questo è il progresso” diceva il mi’ nonno “Si fa i’ brodo co’ i’ dado, e si va ’n culo a i’ lesso!”

A differenza del giudizio Divino, la Magistratura, essendo composta da persone, non vede nemmeno da lontano la perfezione, tuttavia non possiamo neanche fare a meno dei giudici terreni. Da oltre venti anni nel nostro paese, è stata fatta una campagna, più o meno subdola, contro i magistrati e questa pubblicità, secondo me, ha legittimato i delinquenti. Come per esempio, un tizio condannato in secondo grado per bancarotta fraudolenta, che ha sperperato tutti i suoi averi in bella vita, casini e casinò, si è sentito addirittura parte lesa a tal punto da fare una strage in tribunale a Milano uccidendo giudici, avvocati, ex soci e passanti. 

A volte ho la sensazione di vivere in uno di quei film americani, catastrofici, ambientati in un prossimo futuro, dove si fanno guerre a causa della mancanza di acqua. Ecco, il nostro periodo mi pare proprio l’inizio di questo scenario apocalittico; c’è di brutto però che non si tratta di fiction ma di realtà. Ho voluto sollevare tutti questi problemi, ma è chiaro che non ho la soluzione, ho iniziato questo “Concludendo” non a caso, parlando di guerra e definendo, provocatoriamente, una sorta di guerra anche questa nostra epoca. Sono convinto purtroppo però che sarebbe proprio una malaugurata lotta armata a rimettere a posto le cose. Se, disgraziatamente, tornasse un conflitto vero, come una settantina di anni fa, i sopravvissuti si stringerebbero in un comune abbraccio e tornerebbe in loro tutto ciò che c’è di positivo nell’essere umano: amore, comprensione, buonsenso, condivisione e giusti ideali. 

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