La bottega della Rita di Folonica

La bottega della Rita di Folonica

di Massimo Cappelli

giugno 2022

Il Paiper 

È arrivata l’estate, e non credo che questa sia una recente invenzione per renderci più vulnerabili con il caldo, anche se qualche complottista, può darsi ce lo voglia far credere. Veniva l’estate anche negli anni Sessanta, quando io ero bambino, e con la stagione calda arrivavano le vacanze e le giornate dedicate solo al gioco. Con il caldo arrivava anche il gelato, ci accontentavamo di poco, anche di quello preconfezionato che si trovava nei bar e nelle botteghe di vicinato. Uno spot di “Carosello”, forse creato dal grande Armando Testa diceva:“Posso dire una parola? C’è Algida laggiù che mi fa gola”. 

Io abitavo in via Pretelli, in una località chiamata “il Forestieri”; come spesso succede da queste parti, e anche in questo caso, il posto aveva preso il nome dei vecchi proprietari di molti anni prima. La tenuta però, situata sopra via Folonica, era stata da poco di nuovo acquistata proprio da Fernando Forestieri restituendo onore e coerenza al suo nome. Oggi, podere e casolare, appartengono alla signora Catia Belli. 

Ogni volta che in televisione passava lo spot di Algida avevo l’impressione che quel claim fosse stato pensato proprio per me, perché quel “laggiù” lo sentivo appropriato, visto che per andare a comprare il gelato, in Folonica, alla bottega della Rita, dovevo farmi qualche centinaio di metri in discesa. 

Il mio gelato preferito era il “Paiper” quello raccolto in un contenitore cilindrico di plastica che doveva essere spinto da sotto con uno stecco, sempre in plastica, per farlo venir fuori e… due volte su tre, fino a che non ho imparato, mi cadeva per terra. E a proposito di plastica, allora non avevamo ancora capito il danno che questo materiale avrebbe provocato in futuro all’ambiente. Ma torniamo al Paiper, credo che al gelato avessero voluto dare questo nome proprio in onore del “Piper Club”, il locale romano molto in voga in quegli anni, anche perché come testimonial scelsero la giovane Patty Pravo che ne era assidua frequentatrice. Però non ho mai capito come mai sia stato voluto italianizzarne il nome con quella “a” in mezzo, forse, strategicamente, solo per semplificare la domanda, e quindi la vendita del prodotto, senza far fare inutili giri mentali con la lingua inglese. Non ci lamentiamo, però, se siamo in molti, di quella generazione, a non parlare le lingue estere.

La bottega della Rita.

La Rita, era una signora di bella presenza, alta, sulla cinquantina, sempre gentile; i suoi occhiali le regalavano un’aria alquanto signorile, anche se in realtà era molto semplice nei modi e nella comunicazione. Rita Peruzzi portava avanti la sua attività con il marito Dino Meozzi, un signore che amava molto la conversazione e spesso, mentre serviva i suoi clienti, commentava, con linguaggio forbito, eventi e fatti di cronaca. Oltre che per il gelato, visto che la mia scuola era situata lungo il torrente Río Fermulla, a poche decine di metri dalla bottega, io e altri ragazzi compravamo lì la colazione, ricordo ancora il profumo dei suoi affettati, specialmente la mortadella con il pane fresco di forno. 

Questa attività esiste ancora oggi, è sopravvissuta alla nascita e all’imperversare della GDO, ed è rimasta praticamente incontaminata: esattamente com’era negli anni Sessanta. Forse riuscirà anche a veder soccombere proprio la grande distribuzione per mano della vendita on line, come era successo a molti suoi colleghi una trentina di anni fa a causa, appunto, dei centri commerciali che nascevano come funghi. Credo proprio che questo piccolo negozio di via Folonica, sia l’unica rivendita di vicinato, con la stessa connotazione di un tempo, sopravvissuta a Quarrata. E questa, è pura poesia!

Siamo andati a trovare Mauro Meozzi, figlio di Rita e Dino, che con sua moglie Daniela Pratesi, gestisce oggi questa antica attività, ancora punto di riferimento per molte famiglie residenti nelle vie di prossimità e nelle vicine frazioni collinari. 

Mauro ci racconta che i suoi genitori subentrarono nel 1959 a Gino “Cecco” Bardi, già proprietario con la moglie Zelina della pizzeria Da Cecco, in centro a Quarrata. L’attività era nata come vecchio bazar dove si vendeva di tutto: sementi, alimentari, vino in mescita e altro. Prima dell’era Meozzi, il locale era anche punto di ritrovo, sul retro c’era un pallaio per il gioco delle bocce, molto praticato negli anni Cinquanta, e c’erano anche tavoli per il gioco delle carte. Dino, contestualmente alla bottega faceva anche l’ambulante di stoffe, prima in Lambretta e poi con la Fiat Giardinetta, raggiungeva le famiglie a domicilio. Il subentro di Mauro e Daniela avvenne nel 1985, dopo l’improvvisa morte di Rita. Dino invece lasciò la sua famiglia nel 1991. Ancora oggi Mauro e Daniela sono rimasti quasi unici distributori di droghe e spezie, più che altro del famoso sale di Volterra, che per la sua specifica caratteristica di essere asciutto, viene usato dai contadini per la salatura del maiale fin dalla notte dei tempi. 

Non bastano due paginette per raccontare una bella storia come questa, ma chi ha conosciuto la bottega della Rita, nei suoi ricordi troverà gli spunti per completare la storia a modo suo. Per chi invece non l’ha conosciuta sarà un motivo per andare a visitarla, la troverà poco prima del TCQ, anzi, dei Campi da Tennis, perché a quei tempi si chiamavano così, e avevano ben due custodi: il Pacchiani e il Rapezzi.

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