Liliano Palloni – campione di biliardo

Liliano Palloni – campione di biliardo

di Massimo Cappelli

settembre 2014

Ricordo con molto piacere Liliano Palloni, innanzitutto perché connesso al biliardo, una mia vecchia passione e perché è nei ricordi della mia adolescenza, ma soprattutto perché è stato un vero protagonista nella sua scena, un campione del panno verde che si è ricavato un posto di rilievo nei ricordi di molti quarratini… e non solo.

Non era difficile trovarlo dove c’era un biliardo: dal “Bianchi”, alla Casa del Popolo, al Pineta o al Moderno, i pomeriggi dopo la scuola, o dopo cena. E come lo guardavamo ammirati e in silenzio, copiando i suoi movimenti, le sue geometrie, il suo modo di impugnare la stecca, cercando di capire tutti i suoi colpi segreti. Quando non era particolarmente impegnato nell’allenamento preparatorio ad una gara, si soffermava volentieri con noi al bar, raccontandoci storie di personaggi, di prestigiosi tornei e di spacconi un po’ alla Paul Newman, oppure incantandoci con giochi di prestigio, facendo sparire sotto i nostri occhi una scatola di cerini. Cercava di trasmetterci la sua grande passione mettendoci in mano una stecca e dandoci dei fondamenti semplici e diretti. Non ci dimentichiamo che Liliano è stato un maestro della prestigiosa scuola di biliardo di Narnali. Ricordo ancora la sua voce, squillante, sottile e sicura, con il tono un po’ più alto della media che ricordava quella di un cantante lirico. Ricordo anche i suoi movimenti di gioco, agili e sciolti, il suo modo personale di “puntare” la palla, e una particolarità: la mancanza dell’ultima falange all’anulare della mano sinistra che rendeva il suo stile unico. Intorno agli anni ottanta, grazie al successo cinematografico di Francesco Nuti, “Io Chiara e lo Scuro” la cui sceneggiatura riguardava proprio il gioco del biliardo, la figura di Liliano Palloni fu accostata al suo amico e avversario sul panno verde in tante gare, Marcello Lotti (lo Scuro), protagonista, insieme a Francesco Nuti, Giuliana De Sio e Novello Novelli di questa pellicola. Ricordo personalmente di aver chiesto più volte al Palloni di mostrarmi l’Ottavina Reale: un difficilissimo tiro, elemento portante del film, dove, da una posizione difficile di gioco, si realizzano diversi punti, colpendo la palla dell’avversario dopo aver toccato addirittura sette sponde. La sua specialità erano le gare a cinque birilli ma il suo cavallo di battaglia era la Goriziana, gioco che portò per la prima volta a Quarrata. Nella seconda metà degli anni sessanta, la versione a mano di questo gioco ebbe da subito molto successo e fu giocata, per molto tempo, in quasi tutti i bar quarratini. Credo venga giocata tutt’oggi. Ricordo che ognuno di noi ragazzi sperava di essere chiamato a segnare i punti dei giocatori, perché oltre che un divertimento era diventato un vero business. Ad ogni chiusura, il vincitore della partita doveva mettere in buca cento lire per pagare il biliardo, il più delle volte la partita veniva chiusa in tre o quattro minuti per cui alla fine potevano avanzare, per il segnapunti, diverse migliaia di lire. Una bella cifra, considerando il fatto che al lavoro quei soldi li guadagnavamo in una giornata. Come si può intuire, nutro un bel ricordo personale di Liliano Palloni e per questo ho voluto incontrare il figlio Massimo, stimato professionista quarratino, per farci raccontare un po’ di curiosità da poter girare ai lettori.

«Come ogni abitazione di un qualsiasi master di biliardo, la casa di mio padre è da sempre stata piena di coppe e trofei, ma il più importante in assoluto è stato il prestigioso Gran Premio di Goriziana di Saint Vincent, che vinse nel I974. Parlando con dei suoi colleghi ho scoperto, nel tempo, la grande considerazione che avevano di lui. Fu proprio Marcello Lotti, suo grande amico-avversario, a comunicarmi di quanto il babbo avesse una propria personalità di gioco e un metodo tutto suo. Chi conosce il gioco della Goriziana, sa che quando si colpisce la palla di “calcio” i birilli valgono il doppio e lui, a detta di Marcello Lotti, in molte partite vinceva giocando solo “di prima” ma passando il doppio delle volte sul castello dei birilli». Massimo Palloni, coinvolto, prosegue il suo racconto. «Quando si allenava per il torneo di Saint Vincent, che, come dicevo prima lo fece entrare nell’albo d’oro, si rinchiuse diverse ore al giorno, per una quindicina di giorni, sopra al Bar Grazia, dove c’era il “suo” biliardo preferito. Ricordo l’aneddoto di quando Roberto Benigni (grande amante della Goriziana) girò alcune scene del suo primo film, “Berlinguer ti Voglio Bene”, alla Casa del Popolo di Quarrata. In una pausa delle riprese vide mio padre che si allenava da solo e gli chiese, pur non conoscendolo, di fare una partita. Il “piccolo diavolo” fu stracciato reiterate volte, e attribuendo solo alla fortuna le vittorie esordì: “o Palloni… o che culo hai!»

Questo è un piccolo ricordo di Liliano Palloni (1924-1992), un altro personaggio della nostra realtà locale che ha portato il nome di Quarrata in giro per il mondo. 

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