di Marco Bagnoli
marzo 2008
Le prime notizie attendibili che attestano sulla carta il nome di Quarrata si fanno risalire a prima dell’anno mille. Fu Ottone III di Sassonia a riportarlo tra i possedimenti che riguardavano un passaggio di influenze tra il suo trono e l’allora vescovo di Pistoia, Antonino. Era il 25 febbraio del 998. Già nel 982 gli eredi del conte Caldolo donarono alla canonica di S. Zenone alcuni beni situati in locus Quarata.
Resta comunque accertata dalle evidenze storiche una precedente inclusione dell’area presso la dominazione dell’Impero Romano. In questo senso è quindi possibile prendere in considerazione la tesi che vede Quarrata – o Quarata, come ancora era denominata nel Liber Focorum di Agliana del 1226 – quale una logica evoluzione di Quadrata. Molto probabilmente per la simmetria dell’abitato così come all’epoca era stato sviluppato. La stessa struttura de La Magia come la conosciamo oggi è un’ulteriore quanto inconsapevole conferma di questa tesi: la famiglia dei Panciatichi, a cavallo tra la prima e la seconda metà del XV secolo, apportò quelle modifiche che resero l’originaria casa – torre un complesso signorile a pianta quadrata.
Se si considera la modestia dell’estensione geografica e la marginalità dell’importanza storica, la sua toponomastica risulta discretamente contestualizzata. Eppure lo spirito popolare non si è mai ritratto di fronte alla possibilità di fantasticare. Ecco quindi che le persone anziane del XX secolo sostenevano ancora la tesi secondo la quale il nome Quarrata lo si deve far risalire ad un’epoca decisamente più recente e precisamente alle prima metà del XIV secolo.
All’epoca si svilupparono nella zona una serie di nefaste epidemie, così come stava avvenendo sul resto del territorio nazionale. Due ondate in particolare, quella del 1344 e quella del 1348 si resero responsabili di un enorme numero di decessi presso la popolazione. In questo senso Quarrata deriverebbe da carrata, ovvero sia la quantità di vittime che si era costretti a far transitare verso il cimitero, tale da ingombrare interi carri. Analogamente la voce di popolo attribuisce i medesimi tristi natali all’origine del nome Santallemura, una delle frazioni: ci furono talmente tante vittime che in paese rimasero solo i santi attaccati alle mura.