Storia di Santallemura

Storia di Santallemura

di Marco Bagnoli

dicembre 2010

Sul secondo tronco della vecchia Via fiorentina che da Quarrata conduce a Tizzana, si trova il breve susseguirsi delle case di Santallemura. Non è un caso, infatti, che esso debba il suo nome proprio a questa particolare topografia, che un tempo coincideva con la terza cerchia di fortificazioni murarie della collina di Tizzana, comprensiva di un castello e di un borgo a partire dal XII secolo. Sono però necessari altri duecento anni affinché la tradizione collettiva della popolazione porti a maturazione una toponomastica decisamente più intrigante: nel corso del XIV secolo una serie di epidemie colpisce la penisola e nel 1344 e 1348 si verificano due drammatici picchi di recrudescenza tra le genti della piana. A dar retta alla voce del popolo – che, come dice il proverbio, non sbaglia mai o quasi – i morti furono tali e tanti che “non rimasero che i santi attaccati alle mura”. Parlare di piccoli centri di campagna significa inevitabilmente parlare delle chiese e degli edifici di culto che ne erano il punto di riferimento, a maggior ragione nel caso di Santallemura.

La chiesa, dedicata ai due apostoli Simone e Giuda Taddeo, si trova su di un poggiolo, a meno di un chilometro da Quarrata: è il Liber Focorum * del 1244 il primo che conserva la traccia di una cappella Sancti Simonis. In alcuni documenti successivi, sempre redatti in latino, è riportata come “Ecclesia Sancti Symonis de Muris”; la parola “finale” sembra però metterla il vescovo di Pistoia Donato de’ Medici, il quale si recò, nel corso della sua visita pastorale del 1447, presso la “ecclesia S.Simonis et Taddei al Sancto le mura”. Da qui Santi alle Mure, poi Santi alle Mura ed infine Santallemura. Non mancano alcuni reperti storiografici dal profilo bizzarro – ma forse neanche troppo, a pensarci bene – come certi documenti risalenti al XVI secolo che riportano Saltalemura e Saltallemura.

 

* il Liber Focorum è il Libro dei Fuochi, ossia dei focolari, dei nuclei familiari; era un registro che in epoca medievale riportava appunto la situazione demografica della popolazione. È un documento essenziale al fine di ricostruire il benessere apportato da un relativo sviluppo piuttosto che un drammatico picco di mortalità dovuto a particolari contingenze – guerre, epidemie.

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