Ubaldo Innocenti – se n’è andato l’ultimo contadino di Zela

Ubaldo Innocenti – se n’è andato l’ultimo contadino di Zela

di Daniela Gori. Foto: Luca Castellani.

marzo 2018

Se n’è andato per sempre a 93 anni, nel novembre dello scorso anno, e con lui tutti i ricordi di quasi un secolo di vita contadina la maggior parte trascorsa nel podere alla Caserana di Casa di Zela, dove era nato, e dove adesso c’è un’area naturale protetta e un museo. Ha vissuto in un secolo che ha visto grandi trasformazioni nel settore agricolo, insieme allo sviluppo tecnologico e scientifico. Per questo Ubaldo Innocenti, detto Baldino, era una memoria storica vivente che ha attraversato il Novecento e che per i suoi racconti sul mondo dei poderi nella campagna non ancora urbanizzata, della mezzadria,  delle famiglie numerose come la sua («Eravamo in 17» ha rammentato lui stesso una volta, ricordando tra gli altri familiari il padre Torello e il fratello Mario), era stato soprannominato “l’ultimo contadino” in un articolo a firma di Giancarlo Zampini, nella rivista “Natur art, discover Pistoia”.

Di lui restano i racconti delle mungiture, delle vendemmie e del taglio del fieno fatto a falce. E delle alluvioni, che ferivano in modo indelebile quelle terre che facevano parte della fattoria di Capezzana. In lui c’era la vera essenza dell’uomo rurale, che accetta i ritmi della natura e vi fa fronte con l’operosità e grazie alla condivisione con gli altri. Per questo, come racconta la figlia Rosanna: «C’erano sempre persone intorno a lui, riempiva la casa di gente, gli piaceva la compagnia. E la sua generosità lo portava ad aiutare tutti, senza pretendere nulla in cambio. Le sue radici saldamente ancorate alla terra lo hanno reso uomo dai sentimenti solidi, come ha dimostrato la stabilità del suo matrimonio con la mamma Alessandra, 64 anni insieme interrotti solo dalla sua morte. Ha lasciato un grande vuoto nella nostra famiglia; per me, e per i miei fratelli Giacomo e Stefania e per i nipoti. Da quando era andato in pensione, passava il suo tempo coltivando l’orto, e prendendosi cura delle galline, non riusciva a distaccarsi dalle sue abitudini di contadino da tutta la vita, e ha continuato fino all’ultimo a fare le stesse cose. è ricordato da tutti come un esempio, e per noi è motivo di grande soddisfazione, vedere che tanta gente ha parlato di lui. Quello che adesso per noi è importante è continuare la nostra vita mantenendo viva la sua memoria, e tenendo a mente i suoi insegnamenti di altruismo e semplicità».

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