Amerigo Dorel, scultore

Amerigo Dorel, scultore

Introduzione tratta dal quotidiano La Nazione a firma di Giancarlo Zampini.

Intervista: David Colzi.

dicembre 2008 

(…) Amerigo Dorel risiede e lavora a Quarrata da una trentina di anni: solo raramente si sposta nel proprio studio che ha in Liguria presso il Principato di Seborga. Artista di fama internazionale, ha lavorato a Parigi, Principato di Monaco, Sanremo, ed è conosciuto anche come lo scultore del “Palio” per avere realizzato splendidi cavalli per le contrade di Siena, esposti nel chiostro di San Domenico. Inoltre ha realizzato il monumento per l’arma dei Carabinieri in memoria del Generale Dalla Chiesa, quello di Salvo D’Acquisto, (collocato a Casalguidi), “Il Bersagliere”, posto nella piazza centrale davanti la scuola di Volpiano, (To). (…) Vittorio Sgarbi ha inserito Dorel nella rassegna dei grandi scultori pubblicata da Mondatori, curata dallo stesso critico.(…)

Lei è il primo scultore che incontriamo: perché ha scelto questa disciplina artistica?

In effetti non ho mai scelto di diventare scultore: l’ho semplicemente fatto da quando avevo nove anni. Da giovane sono anche stato a scuola da un maestro scultore, quindi sono cresciuto in questo ambiente senza accorgermene, come se fosse sempre stato il mio destino. Iniziare così presto mi ha permesso di acquisire una certa rapidità di esecuzione, per questo non mi occorrono dei mesi per finire un’opera. Mi sono anche interessato di architettura, sia per realizzare al meglio le opere di grandi dimensioni, sia per ideare veri e propri arredi. Come avrai capito ho studiato e lavorato molto perché credo più nel “fare” che nel “dire”.

Si definisce uno scultore antico o moderno?

Venti anni fa ero molto più radicale di adesso: ora preferisco dialogare con l’Arte del passato, cercando di trasportarla nell’epoca in cui viviamo attraverso le mie sculture. Questo approccio di mediazione tra antico e moderno piace molto ai fruitori del mio lavoro e questo mi rende particolarmente orgoglioso.

 Che cosa significa per lei essere un artista?

Non so se sono un artista, anche perché non ho ben chiaro cosa significhi esserlo. Gli antichi dicevano che l’umiltà è sinonimo di intelligenza, quindi io cerco semplicemente di fare quello che mi riesce meglio, cioè scolpire e progettare. Sono “gli altri”, cioè il pubblico, che poi decidono se quello che faccio è qualcosa di artistico. Vedendo il consenso che ricevo anche dai mercanti e dai critici, forse sono un artista, chi sa…

È  molto esigente con se stesso?

Sì, sul lavoro sono molto deciso, perché voglio che le mie opere vengano fuori come le ho pensate: se non mi soddisfano le distruggo senza mostrarle a nessuno. 

Ha qualche progetto su Quarrata?

Ho fatto mostre in tutto il mondo: Belgio, Francia, Canada, America ecc. Ho esposto nelle più grandi gallerie d’Arte Contemporanea e in diciassette piazze italiane ho realizzato altrettanti monumenti… Nel mio curriculum manca solo una mostra a Quarrata. L’unica esperienza che ho avuto in questa città è stata una ventina di anni fa, alla galleria La Soffitta di Millo Giannini. Ricordo con affetto quella mostra, perché era curata da Millo che oltre ad essere una brava persona, era molto competente in ambito artistico. Oggi mi piacerebbe fare una mostra antologica a Villa La Magia con tutte le mie opere migliori. Quarrata mi ospita da più di trenta anni e gradirei lasciargli qualcosa di mio come attestato di stima per tutto quello che mi ha dato. Certo, ho realizzato la scultura davanti la sede della Banca Di Vignole e una su a Buriano, ma vorrei esporre più opere all’interno di un percorso itinerante come ho fatto per il comune di Castel Vittorio. 

A questo punto la domanda e d’obbligo: quali sono le sue origini e perché ha deciso di fermarsi a Quarrata?

Sono un veneto arrivato in Toscana direttamente da Parigi… (sorride) Tutto è iniziato negli anni 70 quando ero in Francia per una mostra: una volta terminata mi chiamarono a Montecatini per una committenza privata. Arrivato nella cittadina termale, rimasi incantato dalla bellezza della Toscana: così cominciai a trattenermi un mese più del dovuto, poi i mesi si moltiplicarono e alla fine non sono più partito. Come residenza ho scelto Quarrata ed anche se viaggio molto per lavoro, torno sempre a casa mia qui a Valenzatico.

Mi sembra una persona molto impegnata: cosa fa nel tempo libero?

Mi piace lo sport, in particolare il ciclismo e il mondo dei motori; premetto che non faccio follie per i miei hobbies, perché mi ritengo una persona fortunata che ha già avuto molto dalla vita, quindi non ho particolari desideri, ne sento il bisogno di acquistare cose per la mia persona. Ho la possibilità guadagnarmi da vivere con la scultura, la mia grande passione; quindi per me il lavoro è un hobby. (sorride) Poi adoro i piatti tipici della Toscana ed i suoi vini e Quarrata si difende bene anche da questo punti di vista.

Ci vuol regalare un suo pensiero sul Maestro Vivarelli?

Volentieri! Ho incontrato Jorio Vivarelli per la prima volta a Montecatini una quindicina di anni fa, quando entrambi fummo chiamati a presiedere una giuria. Come tutti i professionisti anche lui non ha fatto tutte opere eccelse… almeno questo è il mio parere di fruitore d’Arte… (sorride) La cosa straordinaria è che quando scolpiva bene, non realizzava semplicemente statue belle, ma veri e propri capolavori. Anche come persona era geniale, nel senso che aveva una bella immaginazione, una solida cultura e un carattere deciso. Credo che Pistoia non abbia valorizzato abbastanza i suoi grandi scultori e fra questi ci metto anche Marino Marini.

La nostra pubblicazione si occupa di Quarrata; cosa significa questa città per lei?

Sono tanti anni che vivo a Quarrrata, abitando prima a Tizzana e poi a Valenzatico. Qui si vive tranquilli e si incontrano molte persone interessanti; sinceramente non ho mai pensato di cambiare zona, ne di lasciare la Toscana per altre regioni. Credo che questa terra sia uno dei posti più belli al mondo.

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