di Carlo Rossetti
settembre 2010
Era diventata una presenza consueta la sua per le vie di Quarrata. Insolita anche, perché l’eleganza del tratto, la ricercatezza nel vestire, l’aspetto distinto, non facevano parte di quel mondo rurale, semplice, della popolazione del paese degli anni Quaranta. E perciò una persona che si notava e su cui si appuntavano gli sguardi incuriositi e ammirati dei passanti. Lui, inglese, residente a Firenze dove faceva l’antiquario, era confinato a Quarrata a causa delle leggi del regime che imponevano restrizioni nei confronti di cittadini di nazioni con le quali eravamo in guerra. Abitava con la moglie e una figlia presso l’Ospedale Caselli nel quale gli avevano messo a disposizione qualche stanza. Diventato amico della gente di paese, specie dei bottegai che incontrava quotidianamente per gli acquisti e con i quali si intratteneva volentieri a parlare, era solito rivolgere il saluto anche alle persone incontrate per caso, accompagnandolo con un lieve cenno della testa e con l’atto di togliersi il cappello. Per l’ affabilità, per la cultura, era oggetto di riguardo e di considerazione da parte di coloro che in qualche modo avevano la possibilità di frequentarlo.
Incontrando il Sig. Adans, questo il suo cognome, era difficile che l’attenzione non si spostasse sulle sue scarpe di vitello pregiato, di sicura mano artigianale, modello Oxford Brogue, con punta fiorita a coda di rondine, sempre perfettamente lucide. Un paio di scarpe all’inglese, proprio come lui. Un dettaglio anche questo che le contrapponeva agli altri, le cui calzature erano inevitabilmente polverose o addirittura motose a causa della stato delle strade. Parlando si accompagnava, quasi a modellare le parole, con il gesto contenuto delle mani, le quali bianche e affusolate, erano il segno di un’ ulteriore distinzione. La voce bassa, pacata, senza eccessi vocali, con l’inevitabile inflessione straniera, era in perfetta sintonia con la persona. Una cosa che destava una certa curiosità e forse una trattenuta ilarità, era vedere qualche volta il gruppo familiare passeggiare riunito in paese; lui di statura normale, la moglie e la figlia invece alte e allampanate, immagini riconducibili a certi personaggi dei cartoni animati. Finalmente alla fine della guerra, il Sig. Adans e i suoi familiari poterono rientrare a Firenze lasciando molti amici in paese, con i quali ebbero anche successivamente contatti. Si può dire che Quarrata fosse come diminuita per la perdita di un personaggio che ormai sentiva come suo e che in qualche misura l’aveva arricchita. Abbiamo voluto ricordare lui e la sua famiglia, per salvare dalla memoria tragica della guerra un frammento piacevole e positivo della vita paesana di quei tempi, ma soprattutto per iniziare da lì, dal dopoguerra, la nostra breve storia dell’Ospedale “Caselli” di Quarrata.
L’Ospedale Caselli è stato dagli anni Quarantacinque fino all’inizio degli anni Ottanta, una struttura sanitaria di tutto rispetto, più che sufficiente per una cittadina come Quarrata era allora. Nato come ricovero per vecchi, si trasforma piano piano e diventa un luogo dove, grazie a una piccola ma attrezzata sala operatoria, si possono affrontare e risolvere problemi di una certa importanza chirurgica. Il Dr Athos Capecchi, che si è reso conto delle potenzialità della struttura, con l’appoggio incondizionato dell’allora Presidente Emo Gori, diventa il fautore del cambiamento dando vita a un reparto operatorio vero e proprio. Il Dott. Faustino Vannucci, chirurgo emerito dell’Ospedale del Ceppo di Pistoia, nonostante sia in pensione, accoglie la proposta della Direzione del “Caselli” che lo invita, per la sua pluriennale esperienza professionale, ad operare nella struttura quarratina. E’ una presenza settimanale quella del Dott. Vannucci che è facile notare anche al di fuori dell’Ospedale, quando sul sedile posteriore della sua automobile affidata all’autista, attraversa il centro cittadino diretto al “Caselli”. La vettura, un’Aurelia, lussuosa per i tempi, era oggetto di ammirazione specie da parte dei giovani. E’ una attività intensa quella dell’Ospedale, perché convergono a Quarrata molti pazienti anche dalla Provincia, richiamati dal nome prestigioso del chirurgo e dalle garanzie che dal punto di vista sanitario la struttura è ora in grado di offrire. L’équipe operatoria è formata dal Dr Vannucci, dal Dr Capecchi che è l’assistente e dal Dr Manfrida medico anestesista. Suor Canzianilla, più due infermieri, completano l’organico. Poi anche il Dr Vannucci deve interrompere definitivamente l’attività e a lui subentra per breve tempo il Dr Pietro Taddei. Ma si deve attendere l’arrivo di un altro validissimo chirurgo, il Dr Cesare Santoro, che lascia l’Ospedale di Pistoia dopo una lunga esperienza di assistente in sala operatoria, per far tornare il ”Caselli” efficiente. Anche il medico anestesista viene sostituito ed entra a far parte dell’équipe il Dr Luigi Vangucci, proveniente dall’Ospedale di Careggi, nel quale ha fatto esperienza a fianco di medici del calibro del Prof. Severi e del Prof. Calandriello.
Ha inizio un altro periodo particolarmente intenso durante il quale si affrontano con risultati eccellenti interventi di ogni tipo, anche se quelli legati all’addome costituiscono le operazioni prevalenti. Si parla molto di questa attività operatoria anche al di fuori dello stretto ambito locale, perché oltre alla perfetta riuscita delle operazioni, di cui alcune eseguite con tempi da primato, non ci sono mai complicazioni post-operatorie. Si deve oltre alla bravura dei medici, al fatto che in sala operatoria si respira un’aria serena, distesa, amichevole, che favorisce lo svolgersi dell’attività chirurgica, di per sé delicata. Il Dr Capecchi e il Dr Vangucci sono concordi nel riferire che Cesare Santoro possedeva una manualità eccezionale, una sicurezza tale che un’ operazione di appendicite a esempio, poteva essere portata a termine anche in un quarto d’ora soltanto. Una fama quella del Dr Santoro di cui si parlava molto anche in giro. Anche per quanto riguarda la otorinolaringoiatria, vengono effettuate settimanalmente operazioni di tonsillectomia, prima dal Dott. Marcello Morelli, poi dal Dott. Niccoli Vallesi. Contemporaneamente il Dr Capecchi dà vita al Laboratorio di analisi del quale diviene Direttore, assumendo nel contempo la direzione del Reparto degenti, in sostituzione del Dr Amerigo Baldi che diventa il responsabile del reparto cronici.
A questo punto mancherebbe ancora un’altra cosa che qualificherebbe ancora di più il Caselli: il reparto radiografico. Il Dr Giancarlo Piperno radiologo del “ Ceppo”, interpellato, invia alcuni macchinari da poco sostituiti a Pistoia, ma sempre validi per essere utilizzati a Quarrata. Successivamente, la Cassa di Risparmio di Pistoia, completa il reparto radiografico con la donazione di altre apparecchiature. Ora il Caselli può dirsi una struttura autonoma, in grado di venire incontro alle necessità più importanti e immediate della popolazione. Il Dr Piperno dopo aver dato l’avvio al Reparto Radiografico, lascerà il posto al Dr Giorgio Conti che è stato il Responsabile fino al giorno della chiusura di tutte le attività diagnostiche e di cura.
Un’altra iniziativa di grande importanza sociale è stata l’istituzione della sezione Avis, oggi ancora viva e operante, che il Dr Capecchi con l’ausilio di Oderigo Fabbri ha costituito nel 1961 diventandone il responsabile. C’è da ricordare, per concludere questa piccola storia dell’Ospedale “Caselli”, che subito dopo la guerra ebbe un periodo di grande notorietà anche al di fuori del territorio, per una cura abbastanza singolare che vi si praticava. Infatti si curava la sciatica, affezione particolarmente dolorosa e resistente alle cure tradizionali, con una maniera che potrebbe definirsi empirica. Il fatto curioso, quasi folcloristico, è che veniva trattata con un impiastro di fichi secchi, al quale venivano aggiunti altri ingredienti per dar vita a una formula se non altro singolare. Forse da qui l’inconsueta fama. Suor Canzianilla che era la depositaria del “segreto”, perché di segreto si parlava riferendosi all’impiastro, non ha mai rivelato quali fossero i componenti della taumaturgica miscela. Sta di fatto però che l’applicazione del medicamento, otteneva in molti casi un risultato più che soddisfacente, al di là delle più rosee previsioni, sì da incrementare la fama del nostro “Caselli”, che vede fra i suoi pazienti anche un principe proveniente da Roma. E’ così che il nostro Ospedale diviene meta di coloro che affetti da infiammazione al nervo sciatico, dopo innumerevoli cure senza risultato, ripiegano sull’impiastro di fichi secchi. Era facile rendersi conto di questa fama dalle numerose persone claudicanti che, arrivate a Quarrata principalmente con i mezzi pubblici, chiedevano informazioni per raggiungere l’Ospedale, appena scese dall’autobus.
Come si vede il piccolo Ospedale Caselli è stato per tanti anni un sicuro punto di riferimento per la salute della nostra popolazione, grazie alla dedizione di quanti vi hanno lavorato e alla passione dei suoi amministratori. Poi purtroppo ha dovuto cedere il passo agli eventi, alle nuove leggi, alla politica, al progresso della tecnologia.
Si ringraziano sentitamente il dottor Athos Capecchi e il dottor Luigi Vangucci